«Vedrai che bello… se doni te stesso»

Ecco il tema della Quaresima in Oratorio. Mettersi al servizio fino al dono di sé è l'atteggiamento che vorremmo proporre.
Stefano

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«Se sei un ragazzo che ha tempo di praticare sport e divertirsi, ogni dieci ore di gioco, dedica un’ora a chi non può giocare, perché è un ragazzo come te, ma troppo solo, troppo malato»

(Discorso alla città dell’Arcivescovo Mario Delpini, 6 dicembre 2017). 

La Quaresima è il tempo “forte” in cui chiedere ai ragazzi di compiere passi decisivi per plasmare il proprio carattere, crescere nell’amicizia con il Signore, imparare a mettere in pratica con sempre più costanza il comandamento dell’amore.

L’icona di quest’anno oratoriano VEDRAI CHE BELLO è il “Discepolo amato”, l’evangelista Giovanni. A lui sono rimaste impresse delle cose del Signore Gesù che gli altri discepoli non hanno raccontato. Lui era lì in prima persona, ha incontrato il Messia, ha conosciuto il cuore del suo Maestro e ha colto l’essenziale della sua vita in mezzo a noi.

In Quaresima sarà proprio il Discepolo amato ad accompagnarci, nella liturgia domenicale di rito ambrosiano, in un percorso che interroga la nostra fede e ci chiede ogni volta di credere nel Signore. In questo cammino, settimana dopo settimana, scopriremo che è Gesù a farsi dono per noi e per tutti, anzi è Lui il Dono del Padre per l’umanità. Lui dona se stesso, fino all’ultimo respiro, e non si risparmia nemmeno di fronte alla morte: perché «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Quello che ha compiuto Gesù, lo chiede anche a noi. Non pensa che per noi possa essere diverso. La nostra vocazione corrisponde alla sua.

La strada del dono, e del dono di se stessi per amore, è la strada che rende piena e bella la vita delle persone, per questo chiede a noi di fare lo stesso, perché il Signore, chiamando ciascuno di noi al dono di sé, vuole la nostra felicità.

La Quaresima in oratorio contribuirà ad accogliere questo messaggio: «Vedrai che bello… se doni te stesso». Chiederemo ai ragazzi di fare un passo alla volta, ma non senza un senso e una direzione. La strada è quella dell’imparare a fare della propria vita un dono, passando attraverso la pratica del servizio. Sarà più che una strada, sarà come comporre i pezzi di un mosaico, alla scoperta di quanto sia bello credere nel Vangelo e metterlo in pratica e di quanto il dono di se stessi sia decisivo per la vita di ciascuno di noi, già chiamati ad essere discepoli del Signore.

 

«Lavare i piedi gli uni agli altri»

Al culmine del Vangelo di Giovanni troviamo la scena della lavanda dei piedi (Gv 13, 1-17). Vorremmo che sia l’immagine chiave dell’animazione della Quaresima in oratorio. Troviamo il modo per rileggerla in oratorio, con tutti i membri delle comunità educanti, comprendendone insieme il significato che questo brano può avere per i nostri ragazzi.

 

Il Signore Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13, 1b). E per dimostrarlo: «si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (Gv 13, 4-5). «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13, 14-15).

 

L’esempio è dunque tracciato per ogni discepolo. In oratorio impareremo a dare nuova forma a questo gesto, chiedendo ai ragazzi di vivere atteggiamenti di servizio: assumendosi responsabilità che possono prendersi nei confronti degli altri e dandosi da fare nell’aiuto reciproco, nell’amicizia sincera, nell’uso di un linguaggio che non prevarica sull’altro che non sfida e nemmeno prende in giro, nell’esercizio dell’umiltà di chi sceglie di “farsi prossimo”.

Gli educatori, i catechisti, gli animatori, gli allenatori, si sforzeranno di trovare il modo per chiedere tutto questo ai ragazzi, magari nella forma della «parola all’orecchio» (don Bosco), per imparare così a «lavare i piedi gli uni agli altri».

 

La regola delle decime

Una buona indicazione di che cosa chiedere ai ragazzi per vivere bene la Quaresima ci viene dal nostro Arcivescovo Mario che, nel suo primo Discorso alla città del 6 dicembre scorso (cfr. Per un’arte del buon vicinato), ha proposto la «regola delle decime». Regola che ha ripreso e rilanciato anche al termine della Messa per gli Sportivi in Duomo lo scorso 17 dicembre: «mettere a disposizione… la decima parte di quanto ciascuno dispone». Questa pratica può essere fatta da tutti, anche dai più piccoli, in riferimento alle parole, al tempo, alle abilità, alle azioni da compiere, alla bellezza che ciascuno può trasmettere con le sue intenzioni buone che diventano opere vere.

Proviamo con le comunità educanti a stendere un elenco di possibilità da chiedere realmente ai ragazzi; accordiamoci con le loro famiglie, perché queste richieste possano tramutarsi in realtà. Chiediamo con gradualità, senza appesantire, e aiutiamo ciascuno ad essere determinato nel compiere il bene che gli viene chiesto.

Il riferimento alla regola delle decime ci sarà anche nel Mosaico della Quaresima VEDRAI CHE BELLO… SE DONI TE STESSO clicca qui.

 

L’immagine del mosaico

Un mosaico è segno di bellezza. In oratorio può essere l’immagine che indica la necessità di un cammino che, per essere bello, deve essere costante, vissuto spesso con fatica e sacrificio, ma anche ricco di gioia per la scoperta di quanto riusciamo a fare di buono, se sappiamo mettere in pratica il Vangelo.

L’accostamento delle tessere del mosaico indica che non si può crescere se non un poco alla volta, sapendo unire i pezzi giusti in modo armonico, sapendo raccogliere quanto di prezioso ci viene donato per poterlo ridonare a nostra volta.

L’immagine del mosaico – centrale nell’animazione di questa Quaresima in oratorio – può richiamare anche la necessità di mettersi insieme, ciascuno con le proprie caratteristiche e qualità, nell’esercizio del dono di sé, per sostenersi l’un l’altro e per essere ancora più efficaci. La reciprocità del dono è la nostra forza («gli uni gli altri»). Non si può completare un mosaico se non con il contributo di ogni tessera o di ogni pezzo. Si può così fare riferimento anche al percorso di ascolto del Sinodo Minore «Chiesa dalle genti» nel quale i nostri oratori sono chiamati ad essere «Oratorio dalle genti» (la Chiesa che vogliamo essere in riferimento ai tempi nuovi che stiamo vivendo e ai credenti che sono chiamati a formare le nostre comunità)… vedi di seguito.

Catechisti ed educatori sono invitati a trovare, con fantasia, le forme in cui l’immagine del mosaico possa essere ripresa ed accompagnare il cammino di Quaresima in oratorio (per creare ad esempio una scansione temporale della Quaresima in oratorio aggiungendo pezzi ogni giorno ad un’immagine da costruire oppure realizzando un laboratorio artistico, ecc.).

A supporto del percorso quaresimale dei ragazzi, mettiamo a disposizione il Mosaico della Quaresima(clicca qui), ma possono essere tantissime le opportunità per usare la forma artistica del mosaico per educare alla bellezza, alla pazienza, al sacrificio, al dono di sé e dire, ad ogni rilancio del cammino: «Vedrai che bello!».

 

Animare il dono, la reciprocità, il servizio

Lo scopo che ci diamo per l’animazione di questa Quaresima in oratorio è l’educazione al dono di sé come condizione indispensabile per vivere una vita piena. Il Signore Gesù nel suo cammino verso la croce ci dimostra che non c’è altra strada. Anche per i nostri ragazzi il rischio dell’individualismo è dietro l’angolo. Ci viene chiesto dunque di educare in modo controcorrente, chiedendo a ciascuno dei più giovani di incontrare il volto dell’altro e di vivere una reciprocità fraterna, che si costruisce sul dono, sull’umiltà, sull’accoglienza incondizionata dell’altro, ricordando che: «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15, 13).

L’oratorio può rendere possibile l’educazione al dono di sé, attraverso le sue esperienze formative, l’ascolto di testimoni credibili, il lavoro di adulti che affiancano i più giovani, la vita di gruppo, l’amicizia, il confronto e il coinvolgimento responsabile di ciascuno in forme di servizio, adatte ad ogni fascia d’età.

È questo il contributo che l’oratorio può dare alla vocazione di ciascuno, così come ci ha sapientemente indicato il nostro Arcivescovo Mario all’ultima Assemblea degli oratori.

Invitiamo catechisti, educatori e tutti i membri delle comunità educanti a consultare, in vista di scelte concrete da realizzare in Quaresima, il testo «Oratorio e Vocazione – per volare alto» (ed. Centro ambrosiano) che raccoglie gli atti dell’Assemblea degli oratori, per comprendere come vivere una pastorale in oratorio che sia intrinsecamente vocazionale e come essa non possa realizzarsi se non grazie alla testimonianza della carità e al coinvolgimento dei ragazzi in una vita di relazione e in forme di servizio.

 

Quaresima di carità in oratorio

La Quaresima di carità in oratorio non potrà limitarsi ad semplice raccolta fondi, pur necessaria e fondamentale. Dovremo chiedere ai ragazzi di mettersi in gioco, contribuendo, se possibile, alle realizzazioni di cui Caritas ambrosiana chiede di farsi carico (cfr. sito www.caritasambrosiana.it), diventando promotori di iniziative benefiche e con forme di “rinuncia” che possano impegnarli in prima persona. Sarà importante anche renderli consapevoli di chi stanno aiutando e delle situazioni di povertà e ingiustizia che sono diffuse nel mondo.

La carità in oratorio può diventare sempre più uno stile, da esercitare in particolare in Quaresima. Potremo chiedere di poter sacrificare qualcosa di proprio o di rinunciare a delle cose per donarne agli altri il corrispettivo. Potremo attivare con i più grandi una sorta di “banca del tempo” che raccoglie le disponibilità dei ragazzi (cfr. la regola delle decime), per organizzarle in forme di servizio in oratorio (animazione, cura degli ambienti, gioco con i più piccoli, attenzioni per il gruppo, ecc.) ma anche fuori (visita agli anziani o agli ammalati, supporto alle attività della caritas, prossimità in situazioni di povertà, ecc.), in accordo con le caritas parrocchiali o del decanato.

Lo stile di prossimità e di servizio, la decisione di essere «Chiesa in uscita verso le periferie» diventano il criterio di giudizio per i nostri oratori.

 

L’invito principale sarà quello di correre anche incontro a tutti i ragazzi che vivono nei nostri paesi e città – soprattutto preadolescenti e adolescenti – per mettersi per quanto è possibile al loro servizio, invitandoli ancora una volta a considerare l’oratorio come la loro «casa». Si possono trovare forme di prossimità in cui sono gli stessi coetanei a farsi portatori di un nuovo invito nei confronti degli altri che non frequentano più l’oratorio.

 

Uno strumento utile per educare alla carità in oratorio è il sussidio «Oratorio è carità» (ed. Centro ambrosiano).

Una simpatica proposta è disponibile cliccando qui

 

Oratorio dalle genti

Nel tempo di Quaresima la nostra Chiesa ambrosiana sarà impegnata per il Sinodo minore che l’Arcivescovo Mario Delpini ha voluto chiamare «Chiesa dalle genti». Invitiamo i consigli dell’oratorio e le comunità educanti ad apportare il loro fondamentale contributo alla riflessione e al pensiero di una Chiesa che vuole essere una «casa per tutti».

Nello Speciale sul Portale della Diocesi sono presenti le indicazioni del processo per la realizzazione del Sinodo minore e le richieste che vengono fatte alle comunità cristiane nel proprio territorio. Crediamo che l’oratorio faccia anche in questo caso da «ponte» e collegamento non solo nell’opera di integrazione, ma ancora di più nell’idea di «contaminazione positiva», per cui sono i ragazzi e le famiglie che abitano un dato territorio a dare forma al loro oratorio, in un confronto sempre autentico e vero con il Vangelo. Gli educatori e i responsabili degli oratori sono chiamati quindi a farsi portavoce nel dare prospettiva e progettualità al «cambiamento d’epoca» che ci viene richiesto. Leggi l’editoriale di don Stefano Guidi.

 
 

Canto: Attratti dal tuo amore

Per la preghiera e della messa durante il tempo di Quaresima abbiamo realizzato il canto ATTRATTI DAL TUO AMORE (T. e M. di Maria Grazia Furlan) che insieme agli altri canti della proposta VEDRAI CHE BELLO potrà accompagnare l’animazione dei diversi momenti insieme ai ragazzi. Questo canto nelle strofe ripercorre i temi di tutte le domeniche di Quaresima.

– Testo e Accordi (.doc)
– Audio e Partitura (registrarsi sul sito e aggiungi al carrello gratuitamente)
– Video su Youtube

Gli altri canti della proposta VEDRAI CHE BELLO sono scaricabili dal sito www.libreriailcortile.it: clicca qui(registrati al sito, entra nel tuo account, aggiungi al carrello gratuitamente)

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