È tempo, io credo, di superare quel senso di impotenza e di scoraggiamento, quello smarrimento e quello scetticismo che sembrano paralizzare…
+ Mario Delpini
La tentazione più forte, io credo, nel nostro tempo, è quella psicologica. Giustamente il nostro vescovo Mario la segnala e richiama la nostra attenzione. Il grigiore che si adagia silenzioso e inghiotte la nostra vita, come la nebbia d’autunno inoltrato, e si dirada soltanto all’imbrunire, ci convince che il giorno che viviamo abbia perso spessore e ci condanni a vivere in un eterno tramonto. Certo il nostro tempo ci presenta innumerevoli e avvincenti sfide da raccogliere. I problemi esistono. Ma la nebbia diffusa rischia di farceli percepire appena, impedendoci di affrontarli realmente, nelle loro corrette proporzioni. Questa ovatta grigia è perfino seducente. I cultori del tramonto vi trovano il loro humus migliore e le basi solide delle loro argomentazioni. Argomenti che convincono e trovano diffuso consenso.
È possibile diradare la nebbia?
Se soltanto sollevassimo un lembo della percezione emotiva ecclesiale, troveremmo forse qualcosa di sorprendente. L’idea – tanto condivisa quanto poco detta – che il Sinodo sia utopia. Che la Chiesa si salva stando ferma, e non camminando. Già. L’idea di camminare non ci entusiasma. Anzi, aumenta i rischi e i pericoli. Per chi vive nella nebbia, è vitale stare fermi, misurare il passo, presidiare, consolidare, mantenere la posizione, resistere. Molti sembrano preferire la nebbia. Desiderano abitare in un esistente deprimente ma rassicurante, alibi conveniente per tante omissioni.
L’oratorio è il passo ecclesiale più avanzato e azzardato. È l’esperienza di Chiesa che più ci espone al contatto con l’umano e la sua realtà. È la nostra frontiera. È la dinamica educativa fluida che – senza smarrire il senso del suo esistere – sa adeguarsi alle imprevedibili complessità del territorio e di ciò che contiene.
È possibile rimettere in cammino gli oratori?
È una grazia l’aver ritrovato, tra le cianfrusaglie del baule in soffitta, per non dire nel baule che raccoglie cose antiche e cose nuove, una vecchia foto sbiadita, antica, che si pensava smarrita. È lo scatto audace di un cronista tra i migliori, che è riuscito a rubare l’immagine di Gesù che cammina verso Emmaus. È uno scatto fotografico che cambia la storia. Gesù Vivente che ostinatamente si rimette per la strada. E cammina. Non ha appuntamenti prefissati. Non sa chi incontrerà. Se si concede una sosta nell’angusta tana dei discepoli a Gerusalemme, è solo per spalancare definitivamente porte e finestre. Dio che accetta l’imprevedibile come condizione per l’annuncio. È sufficiente per farci scattare. Se camminiamo è perché Gesù è vivo! Sinodo è camminare con Gesù.
Camminare verso dove?
ORATORIO 2020 ci provoca a rimettere in cammino i nostri oratori. Tutti, nessuno escluso. Dentro il cammino di Chiesa, il nostro passo è concreto. La meta vicina nel tempo ha una data: settembre 2020. Sappiamo bene che quell’anno conclude il decennio che la CEI ha dedicato all’educazione. Gli oratori della nostra Diocesi intendono rimettersi in gioco. Tutti, nessuno escluso. Attenzione: non si tratta di esibire una forza che non c’è.
Nemmeno vogliamo allestire una mostra di immagine nostalgiche, per preservare la memoria dell’oratorio che non c’è più, ormai erosa dal passare inesorabile del tempo. Gli oratori si rimettono in gioco perché difendono il diritto dei ragazzi e dei giovani a trovare una cura; ad avere degli adulti che li accompagnino. Come direbbe il vescovo Mario: gli oratori si rimettono in gioco perché sanno di essere in debito!
Immaginiamo quindi che il 2020 sarà l’anno in cui condividiamo ancora il sogno di oratorio, per riprendere il cammino quotidiano con letizia e coraggio.
Camminare con chi?
Insieme! Tutti, nessuno escluso. È necessario superare un equivoco. Camminare insieme, ascoltarsi, parlarsi, confrontarsi, non significa dare vita ad un discernimento astratto e logorroico. Andare avanti insieme è questione di stile e di metodo. Dice che gli oratori sono uniti da una rete effettiva di solidarietà. Dice la consapevolezza che gli oratori diocesani hanno di sapersi in rete, in missione insieme. È l’oratorio che si impegna nella pastorale di insieme. È l’oratorio che crea occasioni di connessione tra educatori diversi, tra consacrati e laici, tra operatori e genitori, tra agenzie educative diverse. È l’oratorio che abbandona l’autoreferenzialità e condivide risorse e problemi, perché il sogno che abbiamo tutti è quello missionario. Siamo più forti se affrontiamo i problemi insieme. Siamo più Chiesa se abitiamo insieme la complessità educativa di oggi. Per questo la parola di ciascuno è importante: tutti siamo invitati ad esserci fisicamente alla prima Assemblea degli oratori di ORATORIO 2020, prevista per il 9 febbraio 2019. Siamo tutti responsabili di portate la nostra storia, la nostra presenza e il nostro pensiero. Tutti vengano a portare il loro migliore pensiero, perché tutti condividiamo l’obbligo di costruire il futuro.
Camminare, ma come?
Le due Assemblee degli oratori indette dalla FOM scandiscono i passaggi del nostro itinerario. Ad ogni oratorio saranno consegnate delle schede. Sono uno strumento utile per iniziare. Non sono una enciclopedia in pillole. Non contengono tutto. Vogliono farci scattare in piedi e suggerirci i passi inziali. Dopo l’ascolto diocesano dell’Assemblea degli oratori del 9 febbraio 2019, inizia la seconda fase. Ad ogni oratorio verranno restituite le idee, i progetti, le parole chiave, le proposte, appena abbozzati ma già utili per iniziare a sperimentarsi, a provare sul campo. La seconda fase, già operativa, chiede ad ogni oratorio di mettersi all’opera, iniziando a costruire nella sua situazione reale l’immagine di oratorio che abbiamo individuato nell’ascolto diocesano. Insistiamo sul fatto che tutti gli oratori siano coinvolti: diamo valore all’esistente. Anche se poco, anche se episodico. Dentro la regia sapiente degli Incaricati di PG del territorio e in dialogo con la FOM, ma riconoscendo il valore di ciò che esiste e di quello che può rappresentare per i ragazzi di quel territorio.
Si apre quindi la terza fase, con la grande celebrazione diocesana di settembre 2020. Immaginiamo che sia una grande festa diocesana degli oratori. In quel momento vorremmo tentare di rispondere alla domanda: quali oratori per fare oratorio? E vorremmo proseguire il cammino dei prossimi anni con fiducia, con un ritrovato stile di comunione, con una maggiore consapevolezza dei nostri tempi, con una maggiore fede condivisa nel Signore Gesù che cammina con noi, senza cedere neanche un millimetro al pessimismo.
Una cosa è certa: tu non puoi mancare. La tua voce, la tua storia, il tuo pensiero, la tua passione educativa, sono indispensabili per costruire lo splendido mosaico colorato dei 1000 oratori ambrosiani.
Sei atteso.