L’oratorio «intuizione geniale aperta a tutti popoli per costruire insieme il futuro»

«Vi invito, ogni mattina di Quaresima, a pregare 1 minuto per la pace nel mondo, collegandovi con me sui social», ha detto l’Arcivescovo ai giovani.
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Stefano

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L’oratorio aperto a tutti i popoli, dove ciascuno – da qualunque paese venga e qualsiasi sia la sua condizione – deve sentirsi benvenuto per costruire insieme il futuro. L’oratorio, scuola geniale in cui vivere con 3 parole-guida: «Gesù, correre, opere di misericordia verso tutti coloro che hanno bisogno».
In Duomo, sono oltre 6000 ad ascoltare l’Arcivescovo che parla di pace, e, appunto, della grande ricchezza che è l’oratorio. Giovani, ragazzini, educatori, animatori, catechisti, allenatori, dirigenti sportivi, nonni e genitori, religiose e religiosi, seminaristi, diaconi permanenti, insieme a 300 preti che concelebrano l’Eucaristia, tra loro Vescovi, i vicari episcopali di Zona, il direttore della FOM, don Stefano Guidi, il responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università, don Marco Fusi, tanti sacerdoti impegnati “sul campo” con i ragazzi, i cappellani universitari. Messa che si pone come punto di snodo di “Oratorio 2020”, il percorso di ripensamento e approfondimento che sta interessando le 1000 realtà diffuse capillarmente nell’intera Diocesi, attraverso il lavoro sul territorio e le due Assemblee plenarie, già realizzatesi, a Bollate e a Brugherio. Cammino che troverà la sua conclusione in occasione di una grande festa programmata per il prossimo mese di ottobre, con la riconsegna agli oratori dei progetti educativi da parte dell’Arcivescovo.
E, così, tra le navate della Cattedrale, dove si sta anche in piedi o seduti per terra, tanta è la gente, si prega, si riflette, si canta con il Coro Interparrocchiale di Milano diretto dal maestro Dario La Fauci, si “respira” la gioia dell’incontro «di tutti coloro che tengono vivo l’oratorio», pupilla degli occhi del vescovo Mario, come sottolinea lui stesso; «di quella Comunità educante che sa che l’educazione è cosa del cuore», come dice il vicario episcopale di Settore, don Mario Antonelli, nel suo saluto iniziale. Un popolo fatto di competenze e di età diverse, proveniente da tutta la Diocesi, riunito nel giorno della festa liturgica di san Giovanni Bosco e nel ricordo del beato Andrea Carlo Ferrari, l’arcivescovo di Milano che, tra la fine dell’800 e i primi due decenni del secolo scorso, volle un oratorio in ogni parrocchia.
Ad evidenziare la rilevanza anche sociale e civile degli oratori, in prima fila, non mancano le autorità, tra cui il sindaco, Beppe Sala, l’assessore all’Educazione e Istruzione del Comune, Laura Galimberti, Stefano Bolognini, assessore alle Politiche Sociali, Abitative e Disabilità di Regione Lombardia, Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano di Milano.

L’omelia dell’Arcivescovo

La domanda è come vivere lieti, non accontentandosi «delle banalità e dei capricci», cercando il bene, non «chiudendo gli occhi sulla vita degli altri, senza guardare in faccia i poveri, i disperati, i malati, senza domandarsi il perché del male del mondo e dei disastri che minacciano il pianeta».
Nella riflessione del vescovo Mario, la risposta. Risposta per chi la cerca, magari, «là dove si vende tutto, dove chi vuole la vita buona e felice è invitato a frequentare il settore degli ansiolitici, degli antidepressivi o degli integratori, in quel supermercato dove si può trovare di tutto, comprare, accumulare».
Ben altra la risposta cristiana: «Il dono della vita felice, eterna, buona non è una formula, ma una storia di conversione e di gratitudine, di docilità e di speranza. L’oratorio è una delle forme geniali in cui fare amicizia e cercare il senso della vita. La tradizione ambrosiana rende grazie a Dio per l’intuizione geniale e la realizzazione storica dell’oratorio come strumento educativo della comunità cristiana».
Nascono da qui le 3 parole con cui sperimentare non solo la vita oratoriana, ma un’intera esistenza autentica: anzitutto Gesù. «Lasciatevi commuovere dalle sue parole, conoscetelo attraverso il Vangelo, questa è la persona a cui non possiamo rinunciare». Poi, «correre che vuole dire vivere con ardore; correre come gente che spera e che sa quale sia la mèta a cui tende, la terra promessa in cui è atteso, la gioia vera che non delude, che dura per sempre, che porta a compimento la speranza oltre ogni speranza. Una vita che sia come fuoco che arde, come un’attrattiva che spinge a superare ogni ostacolo».
Infine, le opere di misericordia di «gente che ha la passione di uscire dall’oratorio per andare verso chi ha bisogno, da qualsiasi paese venga».
E, alla fine della Celebrazione, c’è ancora tempo per una consegna, dopo il ringraziamento di don Guidi all’Arcivescovo, «per aver dato un’attenzione prioritaria ai nostri oratori, fin dall’inizio del suo Ministero episcopale».
«La FOM è uno strumento prezioso per la nostra Diocesi (un applauso sottolinea la citazione, tra gli altri, di don Luigi Bandera, definito dal Vescovo, un suo «leggendario direttore»): i nostri oratori devono essere luoghi aperti a quella Chiesa dalle Genti che vogliamo costruire. Tutti devono sentirsi benvenuti nei percorsi educativi che vengono proposti, da qualunque Paese del mondo vengano, in qualunque condizione siano, che si tratti di atleti vigorosi o di persone che fanno fatica. A tutti coloro che condividono il desiderio di essere comunità cristiana si deve dire benvenuto, costruiamo insieme il futuro».
E arriva anche l’editto: «Vorrei introdurre una speciale preghiera per la pace, perché le notizie che vengono da ogni parte del mondo sono veramente inquietanti e noi non abbiamo altra arma più preziosa della preghiera. Perciò, durante i giorni di Quaresima, che inizia domenica 1 marzo, vorrei darvi appuntamento alle 6.28 di ogni mattina. Io mi impegno – potete raggiungermi con il telefonino o sui social – per un minuto con un’intenzione di preghiera per qualche Paese o situazione. Noi cristiani siamo un popolo che raccoglie la speranza di tutto il mondo aprendo gli oratori ai popoli, ma soprattutto aprendo la sua preghiera di intercessione a tutte le lacrime e le fatiche della terra. Vi aspetto».
Due ore sono già volate, quando sul sagrato, 700 animatori – al centro l’Arcivescovo e il sindaco -, danno vita a un flashmob, componendo, con la luce degli smartphone, la scritta “Oratorio 2020”, ripresa da un drone, sotto un cielo di Lombardia notturno e stellato, così bello quando è bello.

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