Il saluto di Papa Francesco ai preado ambrosiani

«Cari ragazzi, anche se il vostro pellegrinaggio a Roma è solo virtuale, mi sembra quasi di percepire la vostra gioiosa e rumorosa presenza [...]»
Stefano

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«Il mio pensiero va, in particolare…» dice Papa Francesco nei saluti, al termine dell’Udienza Generale di mercoledì 1 aprile.

E migliaia di occhi curiosi sono lì, attenti, incollati al televisore o collegati con altri dispositivi (per chi ha potuto, in diretta, tra una video lezione e l’altra, o subito recuperata nel primo momento libero), con la sciarpa del pellegrinaggio virtuale colorata nelle tonalità preferite vicino (le foto con la propria sciarpa “personale” sono state condivise sui social con l’hashtag #acasaconfrancesco insieme alle frasi che più li hanno colpiti), per cogliere quel saluto dedicato a loro direttamente dal Santo Padre, così come aveva anticipato, con simpatia, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini in un video pubblicato nei giorni precedenti dalla Fondazione Oratori Milanesi.

«…ai gruppi che da tempo si erano prenotati per essere presenti oggi. Tra questi, i ragazzi della professione di fede della Diocesi di Milano, collegati a questo incontro tramite i mezzi di comunicazione sociale».

«Cari ragazzi, anche se il vostro pellegrinaggio a Roma è solo virtuale, mi sembra quasi di percepire la vostra gioiosa e rumorosa presenza, resa concreta anche dai tanti messaggi scritti che mi avete inviato: ne avete inviati tanti, e sono belli! Sono belli, belli i messaggi. Grazie tante. Grazie per questa unione con noi. Pregate per me, non dimenticatevi. Vi ringrazio e vi incoraggio a vivere sempre la fede con entusiasmo e a non perdere la speranza in Gesù, l’amico fedele che riempie di felicità la nostra vita, anche nei momenti difficili».

Tra le mani, mentre saluta i preadolescenti ambrosiani, il Papa tiene diversi fogli: riportano i messaggi (pensieri, confidenze, preghiere, saluti) che in questi giorni sono arrivati, a centinaia (alla mail predisposta o al numero speciale di WhatsApp), che la FOM si è impegnata a inviare prontamente in Vaticano.

“Caro Papa Francesco…”, ecco alcuni dei messaggi, sinceri e profondi, che i Preado degli oratori della Diocesi di Milano hanno scritto al Pontefice, per fargli sapere che “Ci siamo!”:

«Ti ringraziamo per aver pensato a noi e per esserti fatto vicino, soprattutto in questo periodo di tempesta».

«In questo periodo sono un po’ preoccupata per quello che sta accadendo, mi dispiace che stanno morendo molte persone… Mi mancano tutti i miei amici, i miei parenti e il mio don».

«Con la tua preghiera, mio padre è guarito dal Covid-19, però mia mamma l’ha preso e volevo chiederti di dire una preghiera per lei per fare in modo che non la portino via da me… Grazie che ci sei sempre vicino».

«Sono un chierichetto e mi piace molto farlo. Mi piace servire Dio, con devozione, passione e voglia. Ti mando un abbraccio».

«Questa situazione sta causando problemi un po’ dappertutto e in tantissimi stiamo tenendo duro e speriamo che questa situazione finisca il più presto possibile. Ti ho scritto perché anche se siamo lontani ci sosteniamo l’un l’altro».

«Ti ho seguito l’altra sera per l’Adorazione, sono rimasta molto colpita nel vedere Piazza San Pietro vuota, ma secondo me non eri solo: io mi sentivo insieme a te!».

«Vorrei chiedere una preghiera per mio papà, malato di Covid-19, che non posso vedere e abbracciare…».

«Vederla lì, da solo, davanti al Crocifisso, camminare con fatica, quasi sentisse il mondo sulle spalle, mi ha fatto pensare a come sia vero e importante che Gesù è sempre vicino a noi».

«Voglio pregare per tutte le persone che per colpa di questa epidemia hanno perso il lavoro».

«Vorrei sentire da chi ci governa che noi come Paese non produrremo più armi ma tutto quello che serve a salvaguardare la vita dei nostri fratelli, in qualsiasi parte del mondo si trovino».

«Spero che questo brutto virus non abbia colpito qualche tuo parente o persona a te cara e, se sì, pregherò per loro come se fosse mia»

«Vorrei che le persone continuassero a parlare delle altre emergenze di questo mondo, dove sono finite? Perché le persone che muoiono di fame e di sete non sono un’emergenza così sentita? Sono anche loro nostri fratelli! Anche se sono lontani».

«Mi accorgo che nonostante il virus porti molte difficoltà, ci sono anche dei lati positivi come il tempo passato in famiglia: infatti trascorro momenti molto belli come cucinare, ballare, mangiare e giocare insieme».

«Siamo qui, insieme a te. Non abbiamo paura! Preghiamo con te, per te e per l’umanità intera…».

«Promettiamo di non scoraggiarci nella solitudine e di continuare a pregare insieme a Lei».

«Eccomi, rispondo a questa chiamata, felice di partecipare anche se virtualmente! Sarò presente, in questo modo, in Piazza San Pietro. Nella speranza che questo periodo di sofferenza possa finire e che ci faccia riflettere».

Già, quest’anno, il Pellegrinaggio diocesano dei preadolescenti, che avrebbe portato a Roma, dal 13 al 15 aprile, circa seimila ragazzi, è stato annullato a causa dell’emergenza sanitaria.

Ma non ci siamo scoraggiati e, seppure in forma diversa, abbiamo voluto far vivere almeno una parte di quella incredibile esperienza che ogni anno coinvolge i ragazzi, e dar loro modo di riflettere, sperare, pregare, (ma anche imparare e divertire), con il Pellegrinaggio virtuale preadolescenti!

«Se non si può viaggiare… – nella modalità tradizionale, aveva spiegato il nostro Arcivescovo Mario Delpini, invitandoli a partecipare, da casa, all’Udienza Generale del 1 aprile –  noi viaggiamo lo stesso. Vorrei dirvi come possiamo “mettere insieme” questo viaggio».

Ecco dal video messaggio dell’Arcivescovo tre indicazioni per questo viaggio speciale, “per non perdere il treno” in questa corsa in cui ciascuno è protagonista, la corsa della propria vita!

«La prima cosa di un viaggio è di sapere a che ora parte il treno, quindi dobbiamo avere un orario di viaggio. La prima cosa che vi raccomando: fatevi un orario della giornata. È già da un po’ che siete a casa ad annoiarvi e so che vi dispiace tanto di non andare a scuola… – scherza l’Arcivescovo – ma l’orario bisogna averlo lo stesso. Prendete un foglietto e segnate: colazione, preghiera, seguo le lezioni in Internet, aiuto a preparare la tavola…».

«Secondo, il biglietto. Cosa c’è scritto sul biglietto del viaggio che vogliamo fare? Le tre parole d’ordine per andare dappertutto che ha insegnato il Papa, da dire soprattutto ora, quando si è in casa e a lungo: per favore, grazie, scusa».

«Per viaggiare, ci vuole un’allegra compagnia. Incarico ciascuno: cosa posso fare per far sorridere qualcuno? A casa, con il cellulare, con i modi con cui si comunica… Creiamo un’allegra compagnia!».

Ascoltando le parole di Papa Francesco, durante l’Udienza Generale, tanti sono stati gli spunti di riflessione che ci ha lasciato, per alimentare «la sete di una relazione personale con Dio», rileggendo la sesta beatitudine che promette la visione di Dio e ha come condizione la purezza del cuore.

Il testo completo dal sito del Vaticano è qui

«Per vedere Dio non serve cambiare occhiali o punto di osservazione…  bisogna liberare il cuore dai suoi inganni! Questa strada è l’unica». «Il nostro peggior nemico, spesso, è nascosto nel nostro cuore. Perché i peccati cambiano la visione interiore, cambiano la valutazione delle cose, fanno vedere cose che non sono vere, o almeno che non sono così vere».

«Quando il cuore è stolto e lento, non si vedono le cose. Si vedono le cose come annuvolate. Qui sta la saggezza di questa beatitudine: per poter contemplare è necessario entrare dentro di noi e far spazio a Dio».

«È dunque importante capire cosa sia la “purezza del cuore”. Per farlo bisogna ricordare che per la Bibbia il cuore non consiste solo nei sentimenti, ma è il luogo più intimo dell’essere umano, lo spazio interiore dove una persona è se stessa. Ma cosa vuol dire cuore “puro”? Il puro di cuore vive alla presenza del Signore, conservando nel cuore quel che è degno della relazione con Lui».

«Un cammino di liberazione che dura tutta la vita e conduce fino al Cielo… un lavoro serio, un lavoro che fa lo Spirito Santo se noi gli diamo spazio perché lo faccia». «Questa opera di Dio e dello Spirito Santo porta a una gioia grande, a una pace vera. Non abbiamo paura, apriamo le porte del nostro cuore allo Spirito Santo perché ci purifichi e ci porti avanti in questo cammino verso la gioia piena».

Ci siamo sentiti uniti a lui, nella preghiera, anche se lontani fisicamente. Abbiamo percepito tutto l’affetto che sentiamo per Papa Francesco, che venerdì 27 marzo avevamo visto, sotto la pioggia, chiedere l’abbraccio consolante della benedizione di Dio per tutto il mondo. Con la semplicità ma anche la sensibilità di un ragazzo e di una ragazza preadolescente gli abbiamo consegnato paure, per la situazione che stiamo vivendo, ma anche tante speranze, con la certezza che la potenza della preghiera ci tiene vicini.

La “Professione di fede in casa” è stata vissuta martedì 31 marzo, così come ciascun preadolescente avrebbe fatto in San Pietro pronunciando il Simbolo degli Apostoli, riscoprendo e rinnovando le radici della propria fede.

Un’esperienza intensa per la crescita della propria fede, ma il Pellegrinaggio preadolescenti è, da sempre, anche l’occasione per i ragazzi di scoprire la bellezza della città eterna. La speciale caccia al tesoro alla scoperta di alcune curiosità di Roma, attraverso attività e piccole prove da superare insieme, che da alcuni anni proponiamo ai gruppi dei ragazzi, quest’anno può essere vissuta da casa e sarà attiva per tutta la giornata:

La Preadocaching di quest’anno permette di giocare, visitando, virtualmente, Roma.Abbiamo attivato a questo link la “Preadocaching”
Al termine della preadocaching verrete indirizzati ad una challenge di Kahoot!, anche questa attiva a questo link. Suggeriamo agli educatori di lanciare a tutti i preado la sfida di fare da soli la preadocaching e di attivare una challenge a livello di oratorio, per premiare il ragazzo che totalizzerà il miglior punteggio nel quiz.

Ognuno fisicamente dalla propria casa… ma con il cuore insieme a Papa Francesco, che li ha fatti sentire accolti, confortati, incoraggiati, come se fossero lì con lui. La preghiera e l’affetto hanno annullato ogni distanza.

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